lunedì 6 dicembre 2010

LA VISIONE DI PIRANDELLO

Vitalismo

La vita è in perpetuo movimento e si trasforma da uno stato all'altro. L'uomo tende a cristallizzarsi in forme individuali, in una realtà che noi stessi ci diamo; in realtà, questa è semplicemente un'illusione. Ci fissiamo in una forma, ma anche gli altri, vedendoci, ci attribuiscono determinate "forme"; noi crediamo di essere uno per noi stessi e per gli altri, in realtà siamo tanti individui a seconda di chi ci guarda. Queste forme sono una maschera che noi ci imponiamo, ma che ci impone anche il contesto sociale. Sotto questa maschera non c'è un volto definito, perchè in realtà ci sono degli stati (d'animo) in continua trasformazione, cioè l'istante dopo non siamo più quelli che eravamo l'istante prima. Tale teoria viene ripresa da Pirandello dal teorico Alfred Binet, che era convinto che nell'uomo potessero coesistere più persone, ignote a se stesse. Vedeva l'IO "frantumato", che era il riflesso della società del '900, in cui era entrata in crisi l'idea di oggettività, pertanto si naufragava in un mondo di incertezze, e ciò generava la solitudine e lo smarrimento delle persone.

Queste forme sono viste come una trappola, in cui l'individuo si dibatte cercando di lottare invano per liberarsi. La società, quindi, appare come un' "enorme trappola". Il RIFIUTO DELLE FORME DELLA VITA SOCIALE è alla base della poetica. C'è bisogno dell'autenticità della persona.

La trappola per eccellenza è la famiglia con le tensioni segrete, gli odi, le ipocrisie. L'altra trappola è economica, cioè costituita dalle condizioni sociali e lavorative del piccolo borghese. C'è un PESSIMISMO TOTALE che non propone alcuna alternativa, e l'unica via della salvezza è la fuga nell'irrazionale, che trasporta tutti i personaggi di Pirandello in un mondo fantastico, nella follia, che per lui è lo strumento di contestazione per eccellenza. L'eroe è lontano dalla vita, si isola guardando vivere dall'esterno. Questa si chiama FILOSOFIA DEL LONTANO.

Il Relativismo Conoscitivo

Siccome la realtà è multiforme, polivalente, non esiste un'osservazione precisa, una prospettiva privilegiata da cui osservarla. Le prospettive di osservazione sono infinite. Non si dà una verità oggettiva, fissata a priori una volta per tutte, perchè ognuno ha una propria verità che nasce dal suo modo soggettivo di vedere le cose. L'incomunicabilità dell'uomo, il senso di smarrimento, ne sono una conseguenza. E' un riflesso della cultura del primo '900, in cui si conserva la crisi delle certezze del positivismo, la sfiducia nelle scienze. La visione di Pirandello va oltre il decadentismo, perchè c'è una frammentazione dell'IO. Il centro dell'IO scompare e viene sostituito da NESSUNO (crisi della soggettività - il soggetto è un nulla).


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