lunedì 27 settembre 2010

RESISTENZA IN EUROPA

La Resistenza europea

Con il termine Resistenza europea si intende la lotta popolare, politica e militare condotta durante la seconda guerra mondiale nei paesi europei occupati dalle potenze dell'Asse, questa Resistenza ebbe diffusione su tutto il territorio europeo invaso e il suo obiettivo principale era quello di cacciare le truppe nazifasciste. Carattere unificante della Resistenza europea fu, dopo una prima fase di attività di propaganda e di Resistenza passiva, la nascita della guerriglia, alimentata soprattutto da giovani volontari, inadempienti alla leva, prigionieri evasi. La forte carica di autonomia dei vari movimenti di Resistenza creò talvolta problemi nei rapporti con gli alleati, che esercitarono un'azione di aiuto, ma anche di controllo. Il carattere assunto dalla Resistenza varia a seconda della specificità delle situazioni nazionali, infatti, nei paesi con un solido equilibrio politico e sociale (Danimarca, Norvegia, Olanda…) l'obiettivo di fondo era la liberazione nazionale e il ritorno all'ordine prebellico, mentre in altri la Resistenza assunse un carattere di lotta politica antifascista, rivoluzionaria e di classe (Italia, Iugoslavia, Francia, Grecia, Belgio e Polonia…).

In Germania i vari gruppi di opposizione, poco collegati tra loro, furono interamente sterminati e non arrivarono a organizzare una lotta armata antinazista.

In Italia la Resistenza armata iniziò l'8 settembre 1943, con l'occupazione tedesca, e terminò il 25 aprile 1945, con l'insurrezione dell'Italia settentrionale. Vi confluirono due componenti principali: l'antifascismo "storico", che aveva condotto l'opposizione durante il ventennio e che fornì alla Resistenza parte dei quadri e le linee guida; l'antifascismo "nuovo" dei più giovani.

Più tardi si unirono le forze sociali conservatrici che si erano dissociate dal fascismo il 25 luglio. Operarono nella Resistenza, coordinati nei Cln (Comitati di liberazione), il Partito d'azione, il Partito comunista, la Democrazia cristiana, il Partito democratico del lavoro, il Partito liberale e il Partito socialista. Si formarono anche Cln regionali e provinciali.

Sulla natura del Cln si svolse anche un vivace dibattito: per l'ala moderata (Pli, Dc) si trattava solo di una temporanea alleanza di partiti, mentre per il Pd'a avrebbe dovuto essere l'embrione di nuovi istituti democratici.

Militarmente la Resistenza operò non solo in montagna, ma anche nelle città e nelle campagne, attraverso le formazioni partigiane. All'unità politica del Cln corrispose l'unità militare del Cvl (Corpo dei volontari della libertà), il cui comando generale (1° luglio 1944) fu assunto dal generale Cadorna, affiancato da esponenti partigiani come Parri e Longo in qualità di vicecomandanti. Il movimento partigiano coinvolse nuovi soggetti sociali come i giovani, i ceti medi urbani, le donne.

Le cifre dei caduti furono rilevanti: circa 60.000 partigiani combattenti in Italia o all'estero, 10.000 civili, 40.000 deportati nei lager nazisti, 700.000 militari deportati. L'inverno 1944-1945 fu particolarmente duro: respinto l'invito alla demilitarizzazione del generale britannico Alexander, la guerra si fece molto aspra per i rastrellamenti tedeschi, le stragi in massa e le rappresaglie, fino all'insurrezione del 25 aprile, la fucilazione di Mussolini, gli scioperi e le occupazioni delle fabbriche. Nel successivo periodo di trapasso gestito dal Cln, elementi di continuità (il permanere dell'apparato amministrativo, giudiziario e militare, la ricostruzione economica sotto il segno di un’ideologia liberistica) si intrecciarono con le novità istituzionali e civili (la caduta della monarchia, la Costituente, le riconquistate libertà politiche e civili).

In Francia la Resistenza si articolò nei mouvements de résistance, un vasto e mobile insieme di correnti e gruppi clandestini che non sopravvissero alla liberazione, e nei partiti, come il Partito socialista, Sfio e il Partito comunista, Pcf. Quest'ultimo basò la sua azione nella Resistenza sui due cardini dell'Internazionale: la lotta armata, attuata per mezzo dei Francs tireurs partisans français, e l'unità nazionale, in nome della quale i Ftpf furono unificati con l'Armée secrète, guidata da De Gaulle, e con l’Organisation de résistance de l'Armée. Dal maggio 1943 il processo di unificazione politica accompagnò quello di unificazione militare fino all'insurrezione di Parigi (19 agosto 1944) alla quale seguì un governo presieduto da De Gaulle; l'unità delle forze della Resistenza tuttavia non durò a lungo.

Vi furono ingenti perdite umane: circa 150.000 caduti e 200.000 deportati.

In Grecia la Resistenza fu tra le più drammatiche (il numero delle vittime fu di circa 400.000), sia per la povertà del territorio, sottomesso a ben tre eserciti di occupazione sia per lo sbocco in una guerra civile tra le forze di liberazione (Edes, Unione nazionale greca democratica; Eam, Fronte nazionale di liberazione), le truppe inglesi e il governo regio: fu il tragico simbolo della sconfitta della Resistenza europea, come movimento popolare autonomo, di fronte alla politica delle grandi potenze.

In Iugoslavia invece la Resistenza (1.700.000 morti) condusse il paese, occupato da quattro eserciti, a liberarsi con le proprie forze anche da spietati regimi collaborazionisti e a realizzare un nuovo stato. La lotta armata tra le formazioni partigiane comuniste, sotto la guida di Tito, e quelle legittimiste dei cetnici si concluse con l'incontrastata superiorità delle formazioni partigiane di Tito.

In Polonia la Resistenza, segnata da profondi dissidi tra una destra che faceva capo al governo in esilio a Londra e una sinistra a direzione comunista, assunse il valore di lotta per l'identità nazionale; furono uccisi 3 milioni e mezzo di ebrei polacchi (il 98 per cento della popolazione ebraica e 3 milioni di polacchi non ebrei.


by IVANO

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