lunedì 2 maggio 2011

GIOVANNI VERGA


GIOVANNI VERGA

VITA


Giovanni Verga nacque a Catania nel 1840 da una famiglia di agiati proprietari terrieri. Compì i primi studi attraverso i maestri privati, e i suoi studi superiori non furono regolari perché preferì dedicarsi al lavoro letterario e al giornalismo politico.

Verga aveva un grande interesse per la letteratura moderna, tant’è vero che i suoi testi sono ispirati a loro.

Nel 1865 Verga lascia la Sicilia e si reca a Firenze, allora capitale del Regno, e qui ebbe i primi contatti con la vera società letteraria italiana.

Nel 1872 si trasferisci a Milano, dove entra a contatto con gli ambienti della scapigliatura. Qui scrisse tre grandi romanzi preveristici come: Eva, Eros e la Tigre Reale.

Mel 1878 avviene la svolta capitale verso il verismo con la pubblicazione del racconto Rosso Malpelo, subito dopo pubblicò I Malavoglia, La Cavalleria Rusticana, Mastro Don Gesualdo e altre novelle.

A Milano soggiorno per lunghi periodi, alternati con ritorni in Sicilia.

Dopo il 1903, lo scrittore si chiuse in un silenzio pressoché totale.

La sua vita è dedicata alla cura delle sue proprietà agricole, ed è ossessionata dalle preoccupazione economiche di quel periodo.

Le sue posizioni politiche si fanno sempre più conservatrici e chiuse.

Allo scoppio della Prima Guerra Mondiale è fervente interventista e nel dopoguerra si schiera con i nazionalisti.

Muore nel gennaio del 1922, l’anno che vedrà la marcia su Roma e la salita al potere del fascismo.

POETICA, PENSIERO E TECNICA NARRATIVA DEL VERGA VERISTA

Le “basse sfere” non sono che il punto di partenza del suo studio dei meccanismi della società, poiché in esse, tali meccanismi sono meno complicati e possono essere individuati più facilmente. Solo dopo, lo scrittore intende applicare via via il suo metodo anche agli strati superiori sino al mondo dell’aristocrazia, della politica e dell’alta intellettualità.

Diviene indispensabile esaminare da vicino il nuovo metodo narrativo dello scrittore e i principi di poetica a cui si fonde. Alla base vi è il concetto d’impersonalità, cioè lo scrittore deve “eclissarsi”, quindi non deve comparire nel narrato con le sue reazione soggettive, le sue riflessioni, le sue spiegazioni, come nella narrativa tradizionale. L’autore deve mettersi nei panni dei suoi personaggi, vedere le cose con i loro occhi ed esprimerle colle loro parole [regressione]

Il lettore avrà l’impressione non di sentire un racconto di fatti , ma di assistere a fatti che si svolgono sotto i suoi occhi.

Di conseguenza anche il linguaggio è spoglio e povero, punteggiato di modi di dire, paragoni, imprecazioni popolari con una sintassi elementare e talora scorretta, qui traspare chiaramente la struttura dialettale dello scrittore.

IDEOLOGIA VERGHIANA

Come abbiamo già visto il Verga ritiene che l’autore debba “eclissarsi” dall’opera, perché non ha il diritto di giudicare la materia che rappresenta. Alla base di tutto ciò ci sono delle posizioni pessimistiche: la società umana e per lui dominata dal meccanismo per la lotta della vita, un meccanismo crudele, per cui il più forte schiaccia il più debole. La generosità disinteressata, l’altruismo, la pietà sono solo valori ideali che non trovano posto nella realtà effettiva. Gli uomini sono mossi non da motivi ideali ma dall’interesse economico, dalla ricerca dell’utile, dall’egoismo, dalla volontà di sopraffare gli altri, è questa una legge di natura universale che governa qualsiasi società e domina non solo quelle umane (capitalismo) ma anche il mondo animale e vegetale.

Il pessimismo non è dunque un limite della rappresentazione verghiana, ma al contrario è la condizione del suo valore conoscitivo e critico.

ALCUNE OPERE CHE RAPPRESENTANO IL MONDO RURALE DEL MERIDIONE ITALIANO DEL ‘900

Le opere più importanti di Verga, ispirate ad una rigorosa impersonalità verista dell’autore, in cui ci illustra la situazione socio-economica della Sicilia degli inizi ‘900 sono:

· ROSSO MALPELO: la storia di un garzone di miniera che vive in un ambiente duro e disumano narrata con un linguaggio tipico del Verga, dove riproduce una situazione popolare.

· MALAVOGLA: è una storia di una famiglia di pescatori siciliani, dove il destino non gli ha lasciato scampo.

· MASTRO DON GESUALDO: è una storia di un piccolo borghese che fa fortuna, ma per poter entrare nell’aristocrazia, decise di sposare una povera nobile e portandolo ad una serie di disgrazie.

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