sabato 25 giugno 2011

GABRIELE D'ANNUNZIO

GABRIELE D’ANNUNZIO

LA VITA

La vita di D’Annunzio può essere considerata una delle sue opere più interessanti: secondo i principi dell’estetismo bisognava fare della vita un’ OPERA D’ARTE.

Nato nel 1863 a Pescara da una famiglia agiata borghese, iniziò gli studi nel collegio Cicognini di Prato, ed esordì con la sua prima opera : Primo vere. Abbandonò presto gli studi, preferendo vivere tra salotti mondani e redazioni di giornali.

Questa fase estetizzante della vita di D’annunzio attraversò una crisi alla svolta degli anni Novanta e lo scrittore cercò nuove soluzioni finché non la trovò : il nuovo mito del SUPERUOMO ispirato da Nietzsche.

Nella realtà D’Annunzio puntava a creare l’immagine di una vita eccezionale ( IL VIVERE INIMITABILE).

Tento l’avventura parlamentare prima schierandosi con la destra e poi con la sinistra, questo cambiamento e dovuto al fatto della sua vita irrazionalistica.

Cercò uno strumento con cui agire più direttamente con la folla per imporre il suo verbo di “VATE” e lo trovò nel teatro .

Altri avvenimenti che caratterizzano D’annunzio sono:

- Prima guerra mondiale

- Avventura fiumana

- Amicizia con mussolini

PENSIERO

Iniziamo a parlare con l’opera CANTO NOVO in cui in D’Annunzio ricava da Carducci il senso tutto “pagano” delle cose sane e forti. Ma questi temi sono portati al limite estremo, trovando momenti di stanchezza, visioni cupe e mortuari. Infine si intuisce come il vitalismo sfrenato celi sempre in sé il fascino ambiguo della morte.

Con TERRA VERGINE, dove il poeta vuole descrivere il paesaggio abruzzese vediamo che la natura è : rigogliosa e sensuale dove esplodono gli estinti primordiali soprattutto sotto forma di un erotismo vorace, infrenabile, ma anche di una violenza sanguinaria. Sul piano narrativo scorgiamo che vi sono tanti intromissioni del pensiero del poeta.

Negli anni Ottanta il “vate” abbandona la linea del vitalismo “pagano” e con le opere: Intermezzo di rime, Isaotta Guttadauro e la Chimera, vediamo la nascita dell’ESTETISMO D’ANNUNZIANO.

ESTETISMO: D’Annunzio lo esprime con una formula “IL VERSO E’ TUTTO” cioè l’arte e il valore supremo, e la vita si sottopone alle leggi del bello trasformandola in un opera d’arte.

Con il PIACERE vediamo la crisi dell’estetismo. Nel piacere il protagonista-esteta Andrea Sperelli, viene privato dall’autore di ogni energia morale e creativa. La crisi del protagonista avviene però con il rapporto con le donne. Esso si trova a scegliere due tipi di figure femminili:

la prima la cosiddetta donna fatale ( che incarna l’erotismo lussurioso) e la seconda un donna che all’apparenza si rivela pura. Andrea infatti scegli quest’ultima ma verrà abbandonato da lei, e resterà solo per tutta la vita.

Gli aspetti più significativi del decadentismo dannunziano sono:

1) L’estetismo artistico - cioè a concezione della poesia e dell’arte come creazione di bellezza , in assoluta libertà di motivi e di forme - sorto come reazione alle miserie e alle "volgarità" del verismo;

2) l’estetismo pratico, che ha un rapporto di analogia con l’estetismo artistico: anche la vita pratica deve essere realizzata in assoluta libertà, al di fuori e al di sopra di ogni legge e di ogni freno morale;

3) l’analisi narcisisticamente compiaciuta delle proprie sensazione più rare, sofisticate raffinate;

4) il gusto della parola, scelta più per il suo valore evocativo e musicale che per il suo significato logico. Esso culmina nei capolavori dell’Alcyone;

5) il panismo, ossia la tendenza ad abbandonarsi alla vita dei sensi e dell’istinto, a dissolversi e ad immedesimarsi con le forze e gli aspetti della natura, astri, mare, fiumi, alberi; a sentirsi, cioè, parte del Tutto, nella circolarità della vita cosmica.

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